Il rondone raccolto sul marciapiede aveva le ali ingrommate di catrame, non poteva volare.
Gina che lo curò, sciolse quei grumi con batuffoli d'olio e di profumi, gli pettinò le penne, lo nascose in un cestino appena sufficiente a farlo respirare.
Lui guardava quasi riconoscente da un occhio solo. L'altro non si apriva.
Poi gradì mezza foglia di lattuga e due chicchi di riso.
Dormi a lungo.
Il giorno dopo all'alba riprese il volo senza salutare.
Lo vide la cameriera del piano di sopra. «Che fretta aveva», fu il commento. «E dire che l'abbiamo salvato dai gatti.» Ma ora forse potrà cavarsela.