VIADANA. Era sulla soglia di casa e stava uscendo per accompagnare i due figli sulla strada a prendere il bus della scuola. All'improvviso, dei colpi d'arma da fuoco, la porta d'ingresso crivellata e un dolore lancinante alla coscia sinistra. Tre cacciatori avevano sparato a una lepre, ma nella stessa direzione della casa e senza tenere conto della distanza di sicurezza. Solo un miracolo ha voluto che soltanto la madre venisse colpita di striscio. Il fatto è successo ieri mattina alle sette in una cascina di campagna in via Viazza 25 a Bellaguarda di Viadana. Kaur Kriti, 34 anni, di origini indiane, con i figli Sarvan, 8 anni e Kaur Simar di 13, si stava preparando per accompagnare i ragazzi sulla strada davanti al portone, dove c'è la fermata dei due pulmini diretti alle medie di San Matteo e alle elementari di Casaletto. Il bambino più piccolo è seduto sulla poltrona nell'atrio dell'abitazione che si affaccia sui campi; la sorella si sta incamminando lungo il vialetto, seguita dalla madre. Proprio nell'istante in cui la donna esce dalla porta, si sentono i colpi esplosi e una pioggia di pallini si abbatte sulla porta in legno dell'ingresso. Due entrano fin nel corridoio, a pochi centimetri da Sarvan e un altro colpisce la madre alla coscia sinistra. La donna vede subito i tre uomini nel campo di fronte. «"Signori, fermatevi", ho urlato verso di loro - racconta Kaur - ma sembrava che non mi sentissero. Allora li ho raggiunti. Uno di loro mi è venuto incontro, mi ha detto che non si era accorto e che non era successo niente di grave». Poi tutti e tre caricano cani e lepri sull'auto che avevano parcheggiato nella corte della stessa famiglia Singh, tra l'altro senza alcuna autorizzazione, e si allontanano in gran fretta. Ma Kaur non perde tempo: memorizza la targa, si accerta che i figli stiano bene e li accompagna al pulmino. La gamba le fa un po' male, ma l'aspettano al lavoro, alla trattoria Gli Scalini di San Matteo, così Kaur prende la sua auto e raggiunge il ristorante. Una volta là però, il dolore si acuisce, così chiama il marito Kuldip Singh, il quale avverte prima il 118 poi i carabinieri. Gli uomini del Nucleo Operativo della Compagnia di Viadana si precipitano sul posto. Compiono i rilievi, contano ad uno ad uno i pallini conficcati nella porta e finiti in casa, trovano le cartucce sparate nel campo: sono a 107 metri di distanza, ma la misura di sicurezza prevista per legge è 150; e in ogni caso non può essere puntato un fucile verso un'abitazione. In caserma intanto viene compiuta la ricerca dell'auto corrispondente al numero di targa, i carabinieri risalgono subito al proprietario, uno dei tre cacciatori e alla fine arrivano a quello che materialmente ha sparato. Si tratta di un artigiano 46enne di Viadana, L.G., che alla fine ha ammesso la sua responsabilità ed è stato denunciato per lesioni personali colpose. Sequestrato il fucile semiautomatico Benelli calibro 12. La donna ferita, intanto, è stata visitata e medicata al pronto soccorso dell'ospedale Oglio Po, dove ha trascorso tutta la mattinata. Nel pomeriggio è stata dimessa con una prognosi di pochi giorni: dagli accertamenti, poi, è risultato che il pallino non è penetrato nella gamba, la ferita è stata solo di striscio. Su tutte le furie anche il marito di Kaur, Kuldip Singh: «Adesso chiudo il portone di casa e qui non viene più nessuno. Non è possibile che della gente entri nella nostra corte, senza chiedere nemmeno il permesso e si metta a sparare davanti a casa. Potevano ammazzare mia moglie o i miei figli».
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http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2010/09/23/news/impallinata-mentre-porta-i-figli-a-scuola-2406843