Passero solitario

Parole e ali...

Passero solitario

Messaggioda Leucocephalos » 17 set 2008, 18:34

D'in su la vetta della torre antica...

Chi non conosce questi versi? E chi di noi non conosce il passero solitario?

Ma ricordo che sul libro del liceo il commentatore ha preso un bel granchio. Più che altro ha preso l'aggettivo "solitario" non come parte integrante del nome specifico, come noi sappiamo che è, bensì come appunto un aggettivo attribuito a un normalissimo passero per spiegare le leopardiane implicazioni della solitudine.

Chissà se si è chiesto cosa mai trovasse il Leopardi nel canto di un passero?
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Re: Passero solitario

Messaggioda volo_1969 » 6 mar 2009, 11:29

Leucocephalos ha scritto:D'in su la vetta della torre antica...

Chi non conosce questi versi? E chi di noi non conosce il passero solitario?

Ma ricordo che sul libro del liceo il commentatore ha preso un bel granchio. Più che altro ha preso l'aggettivo "solitario" non come parte integrante del nome specifico, come noi sappiamo che è, bensì come appunto un aggettivo attribuito a un normalissimo passero per spiegare le leopardiane implicazioni della solitudine.

Chissà se si è chiesto cosa mai trovasse il Leopardi nel canto di un passero?



D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
Tiberio Bertolone
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Re: Passero solitario

Messaggioda gbonora » 6 mar 2009, 14:13

Credo che a una buona metà degli studenti d'Italia, anche in tempi recenti, sia stata proposta la stessa confusione ... mi piacerebbe fare un sondaggio tra i professori di lettere :-)
Il bello è che se vai su Wikipedia alla voce passero solitario, c'è scritto:
"Il passero che Leopardi vede sulla torre campanaria ...(quello osservato dal poeta appartiene ad una famiglia particolare di passeriformi che amano vivere in solitudine)"
(uh? famiglia?) e la parola passero è linkata al Passer domesticus (provare per credere, almeno finchè qualche wikipedista non lo corregge).

Io mi chiedo piuttosto: quanto ne sapeva quel gran secchione di Leopardi di specie animali? Abbastanza credo, per il suo tempo, e probabilmente era perfettamente in grado di distinguere il solingo augellin da un passero domestico. Non mi sorprenderebbe ritrovare nelle pieghe dei suoi testi altre tracce di osservazioni naturalistiche.
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Re: Passero solitario

Messaggioda gbonora » 6 mar 2009, 17:43

... infatti, mi sembrava ... (dalle Operette morali. Elogio degli uccelli)

... Sono gli uccelli naturalmente le più liete creature del mondo. Non dico ciò in quanto se tu li vedi o gli odi, sempre ti rallegrano; ma intendo di essi medesimi in se, volendo dire che sentono giocondità e letizia più che alcuno altro animale.
...
Per ogni diletto e ogni contentezza che hanno, cantano; e quanto maggiore il diletto o la contentezza, tanto più lena e più studio pongono nel cantare. E cantando buona parte del tempo, s'inferisce che ordinariamente stanno di buona voglia e godono. E se bene è notato che mentre sono in amore, cantano meglio, e più spesso, e più lungamente che mai; non è da credere però, che a cantare non li muovano altri diletti e altre contentezze fuori di queste dell'amore.
... si rallegrano sommamente delle verzure liete, delle vallette fertili, delle acque pure e lucenti, del paese bello. Nelle quali cose è notabile che quello che pare ameno e leggiadro a noi, quello pare anche a loro; come si può conoscere dagli allettamenti coi quali sono tratti alle reti o alle panie, negli uccellari e paretai. Si può conoscere altresì dalla condizione di quei luoghi alla campagna, nei quali per l'ordinario è più frequenza di uccelli, e il canto loro assiduo e fervido.
...
Ora conchiudendo del canto degli uccelli, dico, che ... molto lodevolmente la natura provvide che il canto degli uccelli, il quale è dimostrazione di allegrezza, e specie di riso, fosse pubblico; dove il canto e il riso degli uomini, per rispetto al rimanente del mondo, sono privati: e sapientemente operò che la terra e l'aria fossero sparse di animali che tutto dì, mettendo voci di gioia risonanti e solenni, quasi applaudissero alla vita universale, e incitassero gli altri viventi ad allegrezza, facendo continue testimonianze, ancorché false, della felicità delle cose.


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