Commedia "GLI UCCELLI" di Aristòfane
Inviato: 23 ott 2008, 11:24
GLI UCCELLI
di Aristòfane
traduzione di Ettore Romagnoli
http://www.filosofico.net/aristofuccelli42.htm
Da Wikipedia
Gli Uccelli (Ὄρνιθες) è il titolo di una commedia dell'autore greco Aristofane, scritta nel 414 a.C. Narra di due cittadini ateniesi, Pisetero ed Evelpide, che fuggono dalla città cercando un mondo ideale, ovvero quel posto indefinito fra terra e cielo dove regnano le creature alate. Qui arrivati, si propongono e vengono accettati come fondatori della città degli uccelli, chiamata Nubicuculia (alla greca Nefelococcigia), ed escogitano un furbesco ricatto ai danni degli déi dell'Olimpo. Molte però saranno le scocciature e gli intralci con cui il nuovo stato e i suoi governanti dovranno aver a che fare.
Tratto dalla commedia:
O stirpi degli uccelli
beate, che fra i geli
non cingiamo mantelli,
né dai profondi cieli
ci brucia il sol d'estate
con le vampe infocate!
Ma su fioriti pascoli ne accoglie
il grembo delle foglie,
quando piú l'aura ferve a mezzo il giorno,
e la divina cicaletta intorno
ebbra di sole il canto arguto effonde.
Sverniamo entro profonde
caverne, in giuochi assorti,
dell'Orèadi a fianco.
Il virgineo bianco
mirto di Primavera, e i fior degli orti
onde le Grazie han cura,
son la nostra pastura.
Molto simpatica, direi. Ma da leggere tutta
Buon divertimento.
di Aristòfane
traduzione di Ettore Romagnoli
http://www.filosofico.net/aristofuccelli42.htm
Da Wikipedia
Gli Uccelli (Ὄρνιθες) è il titolo di una commedia dell'autore greco Aristofane, scritta nel 414 a.C. Narra di due cittadini ateniesi, Pisetero ed Evelpide, che fuggono dalla città cercando un mondo ideale, ovvero quel posto indefinito fra terra e cielo dove regnano le creature alate. Qui arrivati, si propongono e vengono accettati come fondatori della città degli uccelli, chiamata Nubicuculia (alla greca Nefelococcigia), ed escogitano un furbesco ricatto ai danni degli déi dell'Olimpo. Molte però saranno le scocciature e gli intralci con cui il nuovo stato e i suoi governanti dovranno aver a che fare.
Tratto dalla commedia:
O stirpi degli uccelli
beate, che fra i geli
non cingiamo mantelli,
né dai profondi cieli
ci brucia il sol d'estate
con le vampe infocate!
Ma su fioriti pascoli ne accoglie
il grembo delle foglie,
quando piú l'aura ferve a mezzo il giorno,
e la divina cicaletta intorno
ebbra di sole il canto arguto effonde.
Sverniamo entro profonde
caverne, in giuochi assorti,
dell'Orèadi a fianco.
Il virgineo bianco
mirto di Primavera, e i fior degli orti
onde le Grazie han cura,
son la nostra pastura.
Molto simpatica, direi. Ma da leggere tutta
Buon divertimento.